sabato 28 luglio 2012

Un estenuante passaggio di frontiera

Alcune volte la scelta del percorso si risolve puntando un dito su una mappa, semplicemente tracciando una linea fra 2 paesini di cui fino a quel momento non si conosce neppure l'esistenza. La meraviglia poi nasce nell'attraversare quella linea tracciata e riempirla di colori, incontri, animali e soprattutto emozioni. Gli ultimi 7 giorni sono stati pieni di tutto questo ed anche ben conditi con le difficoltà del viaggiare in bicicletta. Abbiamo passato la prima frontiera, quella tra Peru ed Ecuador in un punto di scarsissimo passaggio. Tutto sterrato, nessun bus che ci abbia passato o che abbiamo incrociato, l'attesa nella parte peruviana mentre l'impiegato finiva di pranzare. Qui a "La Balsa" la vita pare scorrere sonnolenta in attesa dei pochi attraversamenti giornalieri. Ad ogni modo passare da uno stato all'altro a me da sempre una certa soddisfazione e la curiosità di scoprire e lentamente abiturami a nuovi costumi, abitudini, cibo, moneta...
Prima della frontiera la strada corre lungo un'ampia vallata coltivata. Il fiume la rende particolarmente fertile. Pedaliamo inmezzo a risaie, campi di mais, ananas, papaya e caffè. L'asfalto si interrompe a Perìco, un piccolo pueblito a circa 100 km dalla frontiera,con poco o niente di interessante. Mentre siamo fermi a vedere di cambiare qualche dollaro in un negozio(perchè avevamo finito soles peruviani) arriva un ragazzo con un bimbo su una moto che ci fa:"Andiamo a casa mia?". E' Milton, un ex campione nazionale di mountain bike che ci invita a casa sua.Avevamo sentito parlare di lui da un ciclista incontrato a Cajamarca. Lo seguiamo in mezzo alla campagna,fino al suo casolare,ci racconta di essere amico e compagno di Lucho (il ciclista che ci ha ospitato a Trujillo) e che vorrebbe anche lui formare una "casa de ciclistas".Milton è subito gentile e disponibile mostrandoci i comfort della casa... il ruscelletto gelido di fianco a casa sua per lavarsi,il "bagno libero" intorno a casa, e la possibilità di usare la cucina..ci laviamo velocemente per non farci pungere dalle zanzare in allerta, poi scendiamo di nuovo con la sua moto a 4 posti(noi due,lui e il bimbo) fino in paese dove ci porta in un localinoe iniziamo a conoscerci.. ci rialziamo dopo una discreta quantità di birre sul tavolo,e ci impegnamo di preparare la cena con quello che c'era in casa.. Dormiamo nella stanza con lui e il figlio e la mattina ci rimettiamoin viaggio prestissimo per raggiungere dopo una lunga salita San Ignacio, ultimo avamposto popolato prima della frontiera che da li dista comunque ancora circa 50 km. A San Ignacio compriamo come ormai consuetudine un po' di verdure fresche per prepararci un'insalata e prima di tornare all'hostal ci fermiamo a bere una birretta. Quando facciamo perandarcene veniamo invitati da un signore a bere con lui e a chiacchierare dei nostri mondi reciproci. Ogni volta che una birra finisce ne ordina un'altra che beviamo nella tradizione di qui che prevede che io riempia il mio bicchiere e passi la bottiglia a chi mi sta a fianco. Poi gli passo il bicchiere vuoto e il giro cos' continua.. A un certo punto lo abbiamo dovuto frenare altrimenti la bevuta sarebbe durata tutta la sera ed eravamo già stanchi e comunque contenti del bell'incontro. L'arrivo alla frontiera avviene in un giorno umido ma senza pioggia e già ci riteniamo fortunati considerati i racconti di altri ciclisti e soprattutto foto con fango ovunque. Le strade sono in continua manutenzione e dove ci sono cantieri c'è acqua e fango misto a pietrisco che rendono difficile rimanere in equilibrio mentre si pedala.
Mentre parliamo della fortuna di aver avuto un clima secco con l'impiegato ecuadoregno inizia a piovere a dirotto.. Benvenuti in Ecuador!.. Ma la sorpresa maggiore è la pendenza della strada sterrata. Ok, la consistenza sabbiosa che fa scivolare le ruote, ok le buche continue che fan sobbalzare le bici cariche. Ma qui le pendenze specie in prossimità dei fiumi sono a volte impedalabili. Tipo 500 metri di dislivello in 4-5 km con strappi che impongono di scendere e spingere a mano, sotto questa pioggia fastidiosa. Riusciamo ad arrivare in cima alla prima collinetta e a campeggiare vicino ad un posto di controllo dell'esercito. Prepariamo un riso e poi in tenda a guardarci un film prima di addormentarci. Il giorno successivo è stato estenuante. Non un tratto piano. Continue ripide salite con discese rapide al fiume dove la strada riprende a salire. I lavori in corso ci rallentano. A volte tocca guadare un ruscello. Ad hoc un paio di stivali di gomma che avevo preventivamente comprato e con cui pedalo nei tratti melmosi. Marghe invece indossa un copriscarpe antipioggia fissato con lo scotch per pacchi. I quadricipiti soffrono e le persone che incontriamo non sembrano credere che possiamo arrivare a Palanda in giornata. Ma noi pedaliamo quasi convinti. In un ultimo cantiere sento urlare dietro di me, butto la bici per terra e corro all'indietro. Marghe è piantata nel fango con le scarpe e non riesce a tirarsi fuori. L'aiuto e con tenacia, oltre che con le scarpe bagnate e infangate, riprende a pedalare e finalmente arriviamo a Palanda quando sta per fare buio.pensavamo che il peggio era passato.. ma Il giorno successivo,se possibile, è stato ancora più duro. Ci aspettano 1000 mt di salita al "cerro" come lo chiamano qui. Il cerro è ben nascosto tra le nuvole che minacciose non promettono troppo bene. E infatti dopo 20 km inizia a piovere. Pedalare sotto la pioggia non è poi la fine del mondo, ci si abitua. Poi però si aggiungono altri cantieri melmosi, torrentelli da attraversare ed in uno mi si stacca il contachilometri che probabilmente sarà arrivato a valle.. Saliamo di quota ed entriamo nella nebbia. Le poche macchine e i camion viaggiano con i fari accesi. Intorno a noi non si vede nulla, c'è acqua dappertutto, per terra, dal cielo, dalle cascate ai lati, sulle piante e soprattutto addosso a noi. Il vento poi aumenta la sensazione di freddo.arriviamo alla prima cima,vediamo un container dove ci ripariamo e ci cambiamo la roba bagnata con altra secca e più calda per prepararci alla discesa. Ma c'è una doppia cima... e siam costretti a pedalare ancora in salita prima di iniziare a scendere. Quando sembra che ce l'abbiamo fatta, ci fiondiamo per la discesa ma mi sento urlare da dietro "Aiuto! I freni non vanno!" Mi giro e Marghe sta tentando di frenare con le punte dei piedi. La fermo a braccio. I pattini sono consumatissimi, colpa soprattutto del fango misto a pietrisco. Da quel momento comincia una regolazione dei freni che ci permetta almeno di arrivare al primo pueblito. Di posti per accampare non ce n'è e intorno a noi (e dentro di noi) è tutto bagnato. Iniziano alcuni tratti di asfalto in discesa che percorriamo con i freni tirati, poi ci fermiamo per stringerli ancora un po', regolarli perchè facciano un po' di attrito sulle ruote. Sta per fare buio e oggi davvero non ce ne va una bene. Mi fermo per chiedere ad una famiglia con un pick up quanto manca a Yangana, il primo paesino sulla nostra strada. Mi dice che dobbiamo ancora fare una salita e poi molta discesa. Non ce la faremo mai, cerco con la vista mentre pedaliamo un posto per accampare quando da dietro ritorna il pick up che ci propone un passaggio per coprire gli ultimi km. All'idea di un'altra discesa con i freni che non vanno accettiamo di buon grado e ci ritroviamo a Yangana felici per come è andata a finire. il giorno seguente facciamo solo 20 km,immersi in un vento che oer varie volte ha fatto scendere Marghe dalla bici per non ribaltarsi..arriviamo a Vilcabamba, un paesino pieno zeppo di "gringos" e di servizi tarati ad hoc (menu vegetariani, piatti internazionali, wi-fi negli ostelli..).Pare sia un posto molto rinomato in Ecuador perchè ci vivono molti centenari e perchè è una delle mete preferite da stranieri per trasferirsi a vivere al momento della pensione.ci fermiamo per lavare Diana e Bomba che si meritano un bagnetto pure loro,poi laviamo le nostre cose in una lavanderia e cambiamo i freni della bici di Marghe.. Ora c'è l'asfalto davanti a noi. Dopo Loja inizia la Panamericana che ci porterà ad attraversare ed a scoprire l'Ecuador.

Nei primi giorni di permanenza già saltano all'occhio molte differenze con il Peru. In Ecuador la gente sembra abituata alla presenza ed alla vista di stranieri. Diminuiscono immediatamente i saluti delle persone che si incrociano e che abbassano lo sguardo al nostro passaggio. Se salutate comunque tutte ricambiano con gentilezza. I bimbi sono sempre curiosi ma meno frequentemente ci sentiamo urlare da dietro "Gringo!". Qui si è più "invisibili" diciamo.. In cambio c'è una varietà molto più grande di cibi che riusciamo a mangiare. Spariscono subito i ristoranti di pollo alla brace di cui il Peru è stracolmo.  Nei menu ci sono diversi piatti senza carne. Alla mattina per colazione sono molto buone le "humitas" fatte con farina di mais avvolte nelle foglie delle pannocchie e cucinate fritte o al vapore.diciamo che hanno il sapore di una polentina e qui è usanza accompagnarle a caffè che per ora è molto buono. E per ultimo.. qui la moneta nazionale è il dollaro americano.

Una colazione gentilmente offerta da una signora con cui ci eravamo intrattenuti a far 2 chiacchiere la sera prima

Scorciatoia

Guadiamo un fiumiciattolo su di una barchetta

... ma anche a piedi...

Cow-Surf!

Con Milton della Casa de ciclistas di Perìco, ultimo avamposto asfaltico prima della frontiera con l'Ecuador

Non pensate male... è un ghiacciolino latte e arachidi..

Caffè a essiccare

Confine!!!

Attraverso il ponte internazionale... di qui non passa proprio nessuno...

Finalmente Ecuador

Cavalli ci inducono a...

... campeggiare con splendida vista sulla vallata

C'è nebbiolina...

Le pendenze con cui ci accoglie l'Ecuador sono, diciamo considerevoli..

Millepiedi cerca di attraversare

Lavori in corso ci lasciano un bel corridoio

Acqua!

I lavori in corso a volte non danno scampo... fango ovunque, sulla bici, in faccia sui vestiti, la bici che slitta, le scarpe che affondano.. ma qui prima o poi sorgerà l'asfalto..

Protezione casereccia contro il fango 

Vabbè...

Sempre più peso...

Pozzetta

Alle prese con l'ennesimo fiumiciattolo da guadare a piedi..

Freddo, nebbia e pioggia verso i 2800 mt, salita e discesa continui, fango, fiumi da guadare... basterebbe, ma poi ci si mettono anche i freni della Marghe che sono consumatissimi e non ne abbiamo di scorta. Regolazioni fai da te e riusciamo a venire a capo della discesa...

Ma ormai si avvicina il buio e gli ultimi 10 km accettiamo un passaggio per Yangana, un pueblito che non si aspetterebbe il turista visto che son tutti a Vilcabamba!


giovedì 26 luglio 2012

Prima intervista..

Ecco la prima intervista peruviana... per leggere l'articolo completo basta cliccare sulla foto


venerdì 20 luglio 2012

Tingo

Tingo rimarrà nel nostro cuore. Chi è Tingo? Beh, partiamo un po' più indietro... dopo Cajamarca l'asfalto smette e ci porta su e giu' per la cordigliera verso Celendin. La nostra marcia è fermata continuamente dai lavori in corso, occasione per fermarsi a fare 2 chiacchiere con gli operai. Tra di loro la figura che più facilmente ci troviamo a salutare è quella che ha in mano la paletta siga/pare cioè fermo o vai e regola il traffico. Sono tutte donne che verranno pagate con qualche soldo. Gli operai sembrano sempre in eccesso rispetto a quanto mi è capitato di vedere nei miei viaggi. Fatto sta che assisto per un buon quarto d'ora alla spiegazione che uno dei capi fa a una delle ragazze su come funziona il lavoro con la paletta "Vedi, quando lui arriva gli mostri SIGA e lui capisce che può andare...". Cioè dico un quarto d'ora.. ma vabbè, alla fine raggiungiamo Celendin la capitale nazionale del sombrero peruviano, qui di gran moda. Da qui saltiamo un pezzo che ci avrebbe richiesto dislivelli eccessivi in un centinaio di km, tempo risparmiato da dedicare a un giro attorno ad un vulcano colombiano di cui ci ha parlato un ciclista inglese amante dell'off-road. Il bus si ferma a Leymebamba, la mattina è piovuto e c'è fango un po' dappertutto tanto che compro un paio di sandali e l'indomani pedalo con quelli. Prima di partire facciamo un salto al museo che qui ospita 220 mummie di epoca pre incaica rinvenute alla laguna de los condores. Ritrovate nel 1996 si sono conservate incredibilmente bene nonostante la grande umidità. Il processo di mummificazione prevedeva lo svisceramento attraverso ano o vagina e la disarticolazione delle principali articolazioni per ridurre al massimo l'ingombro. Le mummie appaiono rattrappite, con le mani spesso davanti agli occhi e le ginocchia sotto il mento. Hanno facce terrificanti e sono avvolte in tela. Davvero incredibili da vedere...Da Leymebamba la strada corre con il fiume che impetuoso scende alla nostra sinistra. Il fango lascia presto il posto alla polvere che ci investe ogni volta che incrociamo un camion. Ma arriviamo al Tingo che è il nome di un pueblito.. Qui ci prendiamo una cosa da mangiare, ad un certo punto si avvicina un pastore tedesco a cui facciamo 2 carezze. Ripartiamo e lui ci viene dietro, come quasi tutti i cani.. una volta uno era quasi ipnotizzato dalle bandierine tanto che seguiva senza togliere l'occhio dal loro sventolio. Il pastore però continua a seguirci dopo qualche km, lo seminiamo in discesa e ci riacciuffa ad ogni salita. Entra nel territorio di altri cani che lo attaccano, lui mostra i denti ma alla fine con la coda fra le gambe si viene a riparare dietro di me. All'inizio è divertente, cerchiamo dove accampare e ci terrà sicuramente compagnia, o magari deciderà di tornare. Ma continuiamo ancora un po' e scopriamo che l'asfalto inizia molto prima rispetto a quello che dice la mappa finita di stampare 4 anni fa. Da li chiediamo alla polizia ferma in un posto di blocco di tenerlo, ma sembrano poco preoccupati di un cane in mezzo alla strada che ci segue. Ci fiondiamo cercando di seminarlo ma niente da fare. Lo aspetto e procediamo insieme fino a Caclic una frazioncina in cuic'è un posto di polizia a cui chiedo se ci possiamo accampare li a fianco. Nessun problema ed otteniamo un bel posto con il bagno della comisaria a nostra disposizione. Doccia e poi via a spiegare a tutti la storia di Tingo, questo è il nome scelto per il "nostro" cane. Mi segue ovunque, non cerca cibo, vuole solo stare con noi. Alla sera si mette di fianco alla tenda e dorme. Di notte si mette ad abbaiare e io "Tingo basta!" e lui smette al volo.. come se fosse il mio cane... Alla mattina ci fa festa e poi in accordo con le signore delle "Tiendas" (negozietti) li intorno lo portiamo in cucina, sempre io e lui dietro.. e poi ci diamo alla fuga. Sembra che sia il cane di un ristorante del Tingo e che si chiami Beethoven, perchè qui a detta di una signora "c'è l'abitudine di chiamare così i pastori tedeschi". Trsisti ma allo stesso tempo felici per Tingo che ritornerà a casa, riprendiamo a pedalare lungo un canyon scendendo in un giorno fino a 500 metri. Risaie, alberi di papaya e banani ovunque. E poi cocco, mango, angurie.. Veniamo invitati in una scuola da bambini che stavano giocando e facciamo la conoscenza della mestra e di una ragazza svizzera che si era fermata li, "in the middle of nowhere", non si sa bene perchè, viaggiando con i mezzi di trasporto. Noi in bici ci passiamo per forza e magari ci si ferma per rinfrescarsi con qualche bibita. Comuqneu i bimbi sonsempre curiosi e simpatici. Riprendiamo a pedalare dopoil bell'incontro ed il caldo si fa soffocante. Scendiamo al fiume e mettiamo i piedi a mollo. Raggiungiamo Bagua Grande e in qualche giorno cercheremo di arrivare alla frontiera con l'Ecuador...

Latte di Fave e gnok fret!

Verdure golose..


Al mercato

Marciano de lucuma (un buonissimo ghiacciolino al gusto di lucuma un frutto di queste parti..)

Sara' vero che ci son terme qui??

All'aperto per noi rimarranno un miraggio.. sono in manutenzione..

Ci accontentiamo con il vascone

Cerveza!!!!
Al museo le foto alle mummie non sono permesse, ma su internet si trovano..

Arroz a la cubana..

Via da Leymebamba

Tingo!
Incontri in una scuola

Con i piedi a mollo


Un no all'oro e un si all'acqua

Camino de tierra


I lavori in corso non ci fermano

Magie da bere..

Quella si mangia una lima (come i carcerati...)


Tingo fa la guardia


Risaie verso Bagua Grande