mercoledì 29 agosto 2012

Nel paese della frutta

Arrivati a Popayan ci incontriamo con Ricardo, il direttore della Fondazione FEDAR, con il quale facciamo una lunga e bella chiaccherata..ci parla della sua fondazione che si occupa dell'aspetto educativo di ragazzi e ragazze con disabilità intellettuale e sindrome de Down.L'attività è svolta in una bellissima Graja (tipo fattoria)che visitiamo il giorno seguente dopo averpassato la notte nella sala fisioterapia dell'associazione. La mattina seguente carichiamo le bici sulla ranchera,  e andiamo alla Granja insieme ai ragazzi e agli educatori. In pratica è uno spazio in aperta campagna in cui sono state costruite tante piccole casette a forma di fungo in cui prendono vita i diversi "taller", ovvero dove si svolgono le attività. Quello che più ci è piaciuto è stata la maniera di intendere l'educazione. Nelle casette non ci sono porte e i ragazzi entrano ed escono quando vogliono, scelgono l'attivita' che preferiscono, che sia musica, ceramica, pittura... C'è poi l'orto, una piantagione di caffè e qualche mucca.Ringraziamo per la interessante esperienza e ripartiamo verso l'unica lunga parte piana di tutta la Colombia che ci porta a Santiago de Cali, o semplicemente Cali(o meglio detta "la città della salsa). La città ha subito un'esplosione demografica durante il periodo d'oro del narcotraffico. Si è popolata oltremisura passando da essere un pueblito alla capitale regionale con 2.500.000 di abitanti. Subito ci siamo diretti all'università di fisioterapia,dove abbiamo un appuntamento con Celia,la coordinatrice del corso che ci fa da Cicerone presentandoci ogni persona che si muova dentro l'Università. Ci ritroviamo a parlare davanti agli studenti del settimo semestre (il corso ne prevede 10 in 5 anni di corso) e salta fuoriuna bella chiacchierata. Poi conosciamo a Madeleyne,una studentessa di fonoaudiologia che da qualche anno insieme ad altri studenti con specialità diverse (il dipartimento di salute pubblica comprende 7 corsi di laurea sanitari)ha formato il "Colectivo RBC",che si occupa di riabilitazione ( e "animazione")nei quartieri marginali della città. Ci presenta tutto il gruppo che era indaffarato a dipingere il faccia del "Che" sulla parete  ( che ogni anno viene cancellata..). All'imbrunire il patio dell'università circondato dai classici "baretti" si trasforma in una sala da ballo all'aperto.. incredibile.. marghe è fuori di testa.. i ragazzi si sonoportatipure l'impianto di musica.. 
 La serata è spassosa,bel clima, birra e addirittura Marco riesce a farsi coinvolgere muovendo qualche passo di salsa.. 
Il bello è che tutto avviene dentro l'Università.Il giorno dopo siamo andati alla sede centrale dell'università dove è presente una radio ed è scattata un'altra intervista..
la visita alla città e al centro non ci ha soddisfatto un gran chè, ci siamo però goduti la visione di "una separazione", un film iraniano molto bello e per di più in lingua originale :-) .. crediamo che la cultura colombiana non sia però pronta per questo film..
Torniamo a pedalare...il clima caldo a bassa quota fa fiorire a fianco della strada i banchetti di frutta. Tra le squisitezze da menzionare di sicuro c'è il guaràpo, succo di canna da zucchero con limone servito freddo.. un toccasana mentre si pedala sotto il sole. Poi le fette di anguria, i sacchettini di mango, di fruttamista, le fette di ananas... e poi il salpicòn, una bevanda bella ghiacciata a base di frutta mista. Quando poi il caldo e la sete si fanno sentire non c'è niente di meglio di un raspado, che è una granita fatta con ghiaccio tritato al momento, con il suo succo e una crema di latte, poi ancora ghiaccio e succo e crema.. e la versione con la frutta che si chiama cholado..più che bevande sembrano dei piccoli capolavori..
 La pianura però annoia, non mi piace pedalare in piano, per di più finiamo in una autopista piuttosto trafficata e sotto un sole cocente arriviamo ad incontrare Carlos, un ragazzo contattato tramite warmshowers, una comunità di cicloviaggiatori che si scambiano l'ospitalità. Finiamo a dormire nella finca (e che finca!) insieme anche ad un amico di Carlos che al nostro arrivo in città ci aveva avvistato e condotto fino a casa del nostro ospitante.
Passeremo una bella serata con la compagnia di 3 simpaticissimi cani. La mattina ci svegliamo con l'idea di farla finita con tutta questa pianura noiosa. Dopo giorni a fare tardi, il giorno a pedalare sarà faticosissimo, più per la nostra stanchezza che per la difficolta' del tragitto. Almeno cominciamo a lasciarci alle spalle la pianura ed il panorama cambia immediatamente. Aumenta il verde ed entriamo in quello che viene chimatao l'"eje cafetero". Intorno a noi piantagioni immense di caffè ci accompagnano fino a Calarcà un paesino tranquillo ed accogliente in cui finalmente possiamo riposare come si deve per affrontare il tappone del giorno dopo. Sveglia alle 6 e partenza alle 7 per "La Linea". Questo il nome della salita che connette la parte di Colombia in cui ci troviamo, con il centro de Paese. 22 Km per 1700 metri di dislivello. Finora con le pendenze più dure ci siamo mossi ai 5 km/ora, quindi calcoliamo circa 4-5 ore. La strada è percorsa da una vera processione  di camion che sbuffano in salita e gridano in discesa in cui il motore su di giri a volte ci molla. Cerchiamo di mantenere l'equilibrio e soprattutto di non farci schiacciare dal rimorchio che stringe verso di noi ad ogni curva. I primi 10 km scivolano via bene e facciamo una pausa per berci un'aguapanela calda. Da lì la strada sale "a chiocciola".. con pendenze a volte difficlmente pedalabili con tutto il carico al seguito. Poi inizia il vento con forza patagonica che in certi punti mi butta giù dalla bicicletta. Marghe in 2 occasioni non riesce a tenere la sua e si ritrova per terra. Quando soffia forte, il vento ti butta in mezzo alla strada e ti lancia addosso sabbia e terra.. meglio spingere. Mentre saliamo osserviamo una delle tante maniere in cui la gente va in cerca di qualche spicciolo. Un gruppo di ragazzi in prossimità di una curva stretta che danno indicazioni al camion in arrivo su come prendere la curva, se hai un altro camion dall'altra parte o se la strada è libera. A volte l'autista tira giù il finestrino e lancia qualche monetina nel cappello dei ragazzi.. Ogni tanto mentre saliamo veniamo superati da un camion e dietro c'è uno in bici attaccato che si fa trainare.. Verrebbe la voglia, ma "duri e puri" continuiamo per la nostra e dopo circa 5 ore siamo in vetta. Il vento ci preoccupa per la discesa ma basterà scendere qualche km per essere più riparati. Non  ci godiamo granchè della discesa perchè finiamo spempre dietro al culo di un camion che frena continuamente per non mandare su di giri il motore e ci fa respirare a pieni polmoni i suoi gas di scarico. Arriviamo dopo una ventina di km a Cajamarca e ci spariamo un gelato "casero" io di arachidi e Marghe di mora. Arriviamo ad Ibaguè verso le 16 e ad attenderci c'è una bella fetta di anguria prima del meritato riposo.Non sembra siamo capitati in una ridente città visto che in ogni strada ci dicono di nonpassare perchè è pericolosa e in più all'ostello ci chiedono di firmare e lasciare le impronte digitali... vabbè..non poteva andarci sempre bene...Ora si Continua per la capitale.. anche lì passeremo dall'università e visitando un altro progettino.. 


Una strada, un continente

Arepa con sopra marmellata fluorescente di ananas

Con la ranchera ed i ragazzi di FEDAR


A spasso per la granja

Con alcuni del gruppone FEDAR!

Immagini dal conflitto

Al mercato

A Cali!

Il CHE ridipinto ogni anno in università..

Con gli studenti di fisioterapia dell'Universita di Cali

Intervista alla radio Univalle estereo di Cali

Murales guerrigliero

Al Parco dei Gatti un intruso sale su una statua..

Gatti, miao miao

Con Madeleine e Freddy a spasso per Cali

Alle prese con una fetta sgocciolante di ananas

Tante scelte, ma sempre una imboccheremo

Insieme a Carlos e Jairo alla finca 

Questo si chiama zapote

Gracias Carlos!

Gracias a los perros tambièn!

La autostrada del caffè, almeno non ci addormenteremo..

Quando ci sono morti sulla strada qui disegnano una stella.. in Ecuador disegnavano cuori..

Tra tutte queste scelte noi opteremo per Calarcà.. mah!

Piantagioni di caffè a perdita d'occhio

Una calda aguapanela

Supermarga controventooooo!!!!

Venticello..

Alla fine della salitaaaaaaa!



Intervista all'Universita' a Cali

Intervista alla radio Univalle estereo, la radio dell'Universita' del Valle di Cali (26/08/2012)


mercoledì 22 agosto 2012

4 Interviste nel nord dell'Ecuador

Ecco una serie di interviste fatte a Ibarra e diffuse nel nord dell'Ecuador. In radio l'interesse soprattutto sul viaggio in bici mentre in TV più spazio alla situazione Saharawi.









Bienvenidos en Colombia!

Da Quito riprendiamo a pedalare verso nord, verso l'ultima parte dell'Ecuador. La strada sale e scende in mezzo a vulcani e ci porta a passare l'equatore e a tornare nel "nostro" emisfero. Prima di raggiungere Ibarra ci fermiamo una notte a Cayambe, un paesino sovrastato dall'omonimo vulcano che però rimane coperto da una coltre di nuvole. Facciamo anche un giretto per Otavalo, pare la città che attiri più turisti in tutto l'Ecuador, attratti qui dal suo famoso mercato e dagli abiti tradizionali che indossa la gente. A Ibarra veniamo accolti dal Dottor Viñan che lavora a Esmeraldas e che Margherita conosce bene. Ci guida letteralmente con la sua auto fin sotto casa. Conosciamo la sua famiglia e pranziamo con un piatto di pasta al pesto e funghi! La gentilezza con cui siamo stati ricevuti merita davvero di essere menzionata. Viñan ci ha organizzato 4 interviste, 3 in radio e una alla TV di Ibarra che si riceve nel nord del Paese. Veniamo coccolati dalla moglie con il cibo, dal figlio tornato dagli studi in Germania che ci porta alle interviste per radio e ci fa assaggiare un gelato artigianale fatto mescolando gli ingredienti in un ciotolone adagiato in un letto di ghiaccio.. Vien difficile ripartire ma così deve essere per andare alla ricerca di altri incontri ed altre emozioni. Scendiamo nella valle del Chota attorno ai 1500 mt. La popolazione è interamente nera, la campagna intorno completamente coltivata. Un cambio così repentino nella composizione etnica quasi spiazza. Fa caldo, beviamo qualcosa e poi iniziamo la salita per Tulcàn che sarà lunga e umida. Ci vorranno 2 giorni, ed a metà del secondo incontriamo Richard, uno scozzese che nota le nostre bici fuori da un parador dove ci eravamo riparati per mangiare un piatto di fave bollite e bere un caffè per vedere di scaldarci un po'. Parcheggia la sua bici e viene dentro. Corre in direzione opposta alla nostra e ci scambiamo quello che non ci serve più. Lui ci dà la mappa della Colombia, la SIM Card colombiana e un po' di pesos che gli sono rimasti. Noi abbiamo solo da offrirgli la nostra SIM, la mappa già ce l'ha. Così, con tutto l'occorrente ci apprestiamo a lasciare l'Ecuador ed assaporare tutto ciò che la Colombia potrà offrirci. Alla frontiera ci sono problemi con i documenti. Pare che al nostro ingresso in Ecuador l'impiegato non abbia inserito online i nostri dati. Faccio presente che abbiamo ben 2 timbri che certificano il nostro ingresso, ma "naturalmente" non bastano. Devono telefonare a Zumba (dove siamo entrati) per verificare.. Dopo quasi 2 ore ci ridanno i passaporti con un nuovo ingresso ed un'uscita tra i quali ci sono 5 minuti.. Il passaggio alla frontiera colombiana invece è rapidissimo e ci permette di raggiungere la prima città, Ipiales. Sembra molto più viva delle città dell'Ecuador in cui ci siam fermati. Andiamo subito a caccia delle prime differenze e subito scopriamo l'arepa, una specie di tigella soffice di mais ripiena di formaggio.. una squisitezza.. Il caffè si chiama tinto e il significato in italiano ne descrive l'aspetto. Uno dei cambi più vantaggiosi tra i 2 Paesi sembra essere quello del tempo. Ai ciclisti che incrociamo lasciamo nuvole ed umidità per ricevere in cambio un bel sole. Poi qui i ciclisti abbondano. In Colombia la strada quasi mai si inerpica oltre i 3000 mt, se non per qualche passo saltuario che poi riporta a quote mediamente attorno ai 1500-2000 che qui significano una temperatura mite. A Ipiales comunque fa ancora freddo, siamo a 2800 mt. Lasciamo i bagagli nell'ostello e con le bici scariche andiamo a vedere il santuario di Las Lajas che si trova in fondo a una valle e ha la caratteristica peculiare di avere una parte sospesa, come a ponte. E' domenica e la processione di gente rende la visita ancora più piacevole. Il santuario incrocia diversi stili, facciamo un giro tutt'intorno e da fuori riusciamo ad ascoltare il prete che prima di iniziare la messa allerta i presenti che potrebbero esserci persone che sono li non guidate dalla fede ma da altri interessi, e quindi di stare attenti al portafogli..
Quando ritorniamo a prendere le bici sappiamo che ci sta aspettando una giornata dai grandi dislivelli che ci porterà a Pasto, la capitale del dipartimento del Nariño. Scendiamo 1000 mt e ne risaliamo 1300 passando all'interno di una quebrada molto verde. Il caldo che ci assale si attenua man mano che risaliamo e a Pasto è già fresco. La città non ha niente di speciale e il giorno dopo la lasciamo per fiondarci fino ai 500 mt della valle sottostante. Qui inizia subito il rimpianto della pioggia che purtroppo non cadrà :-) La fauna urbana cambia, i banchetti ai lati della strada offrono frutta. Ci sono piscinette affollate che ci attirano come una dea tentatrice mentre noi siamo concentrati a sudare e spingere.. A Remolino è gran festa, pieno di gente seduta ai chioschetti, nei bar e ristoranti. Ci arriviamo troppo presto. Giusto il tempo di un paio di gelati e di un frullato di mora e riprendiamo a pedalare verso Mojarras che ci viene presentato più o meno come Remolino. Il paese praticamente è un insieme di case attorno alla pompa di benzina.. Ci sono stanze dietro alla pompa e lo stabile sembra uno di quei motel dei film americani. Festeggiamo i 3000 km e il maggior numero di km in un giorno con un bel po' di birra in un piccolo chiosco ad un bivio in cui la ragazza serve da bere a noi e vende cocomere a quelli che scendono dai bus di passaggio. Sarà la prima sera che dormiremo in mutande, assaliti da minuscoli insetti che si divertiranno a pizzicarci tutta la notte. Benchè ormai sia abituato a viaggiare in bici non riesco a smetterla di sorprendermi per i diversi climi che riusciamo a passare nella stessa giornata, per le voglie che cambiano che passano da un brodo caldo a una granatina o a una bella fetta di anguria ghiacciata. Risalendo la valle del Patia la frutta lascia il posto a mattoni di panela, tanto somiglianti a quelli veri da rischiare di confonderli. La panela si usa per dolcificare, per fare dolci e quella che si chiama aguapanela una bevanda tipica da queste parti. Altra prelibatezza tipica "patiana" è il Kumis che è una specie di yogurt servito bello freddo e che al palato risulta più dolce dello yogurt e con un sapore di latte più intenso. Ora siamo a Popayàn, abbiamo appena attraversato il suo bel centro storico e ci siamo fermati alla Fondazione FEDAR che si occupa di ragazzi e ragazze con disabilità intellettive e domani ripartiremo indirezione di Cali in cui ci potrebbe scappare un incontro con il corso di fisioterapia dell'Università.
Ciò che non è possibile tralasciare di un viaggio in Colombia è sicuramente la sua storia, almeno quella degli ultimi 50 anni fatta dello scontro frontale tra lo stato e le guerriglie. La Colombia è un Paese che cresce al 5% ma pare che la crescita non sia per tutti. Quasi la metà della popolazione vive in condizioni di povertà. Il 15% dei colombiani vive in condizioni di estrema povertà. Evidentemente il conflitto sociale affonda le sue radici qui. In un tratto abbiamo visto donne anziane ai bordi delle strade nel vano tentativo di fermare macchine con una corda tesa per poi poter chiedere l'elemosina. Avremo quasi un mese per attraversare questo grande paese :-)

Al mercato di Otavalo

Davanti alla radio facendo propaganda

Gelato artigianale fatto mescolando gli ingredienti in una pentola adagiata nel ghiaccio

Assaggiando il gelato insieme al figlio di Vinan e ad un suo amico tedesco..

Con il conosciutissimo Dr. Vinan a Radio Cheverissima

Gli spiego un po' della storia Saharawi

La bella famigliola del Dr Vinan

Verso la salitona

Bolivar, il libertador tanto presente nelle piazze in questa parte di ecuador

La benzina costa così.. il valore è in dollari, ma non fa impressione. Quello che impressiona è che è per gallone!!!! cioè 3.5 litri..

Finalmente cominciamo a vedere qualcosa che ci somiglia

Avanzamos Margarita!!!

Fave succulente e bollenti...

Con Richard e la sua mappa stradale colombiana

Colombia!!!!

Il santuario di Las Lajas vicino a Ipiales

Peccato! Ci era venuta l'idea di fare un giro attorno all'altare...

Il santuario dall'alto

Modo economico di lavare un camion

Rinfrescati da una succosissima fetta di cocomero..

Mortacci..

Un albero con frutti come palle di natale

C'hai una moneta?!?


Forno di cottura di mattoni