Siamo a casa, di nuovo in
Italia. Le novità qui non sono buone e per questo siamo “scappati”
da Colonia Tovar per rientrare con un paio di giorni di anticipo. La
vita che cerchiamo di pianificare è invece imprevedibile e capace di
mischiare stati d'animo contrastanti in un batter di ciglio. Ma per
quanto imprevedibile la vita rimane l'opportunità più grandiosa che
abbiamo di trovare la nostra via alla felicità. Ciclandina è stato
questo e non è rimasto solo un tentativo. Per tre mesi siamo stati
accolti da sconosciuti che si sono comportati con noi come amici di
vecchia data. Abbiamo riscoperto un'ospitalità ed una genuinità che
non capita spesso di trovare da noi, forse per la troppa diffidenza,
per la paura dell'altro che fa stare in casa le persone, svuota le
piazze di sera e ci fa credere che dietro al vicino di casa si possa
nascondere un potenziale assassino. Studio Aperto e tutti i programmi
di cronaca nera ci hanno avvelenato la mente. In ogni Paese, anche
nel “temibile” Perù, non passava giorno in cui qualcuno non ci
dicesse di stare attenti o che nel pueblito successivo sarebbe stato
pericoloso. E in realtà non ci è mai successo nulla di grave ed al
contrario ci sono accadute un sacco di cose favolose che non
basterebbe un enciclopedia a contenerle. La gente, quella vera, in
carne ed ossa, non quella della televisione e delle statistiche ci ha
offerto cibo mentre pedalavamo, ci ha fermato con la macchina non per
derubarci ma per lasciarci il proprio indirizzo di casa quando
saremmo passati per la loro città. Ci hanno ospitato lasciandoci
dormire in ristoranti, case, uffici. A volte ci hanno pagato
l'alloggio. Ci hanno intervistato per conoscere la nostra storia
nelle redazioni di radio, giornali e TV, ma anche per strada dopo
averci visto pedalare a un semaforo. Ci hanno raccontato le loro
storie, le difficoltà di emigrare negli Stati Uniti o semplicemente
di uscire dal proprio Paese, i problemi economici, il problema dei
rifugiati di guerra in Colombia, le elezioni e 14 anni di governo
Chavez in Venezuela... Ci hanno regalato denaro. Ci hanno voluto
ascoltare all'Università a Cali e a Bogotà. Ci hanno invitato in
una riunione famigliare colombiana con nonni e nipotini. Ci hanno
offerto birre per scambiare due chiacchiere, con l'orgoglio di far
conoscere a 2 stranieri il proprio popolo di cui vanno fieri. Ci
hanno raccontato le storie di comunità andine di cui non conoscevamo
l'esistenza e ci hanno fatto entrare nelle loro case. Ci hanno
trovato le casse per le bici e portato all'aeroporto svegliandosi
alle 4 di mattina.. SENZA CONOSCERCI.. Ogni km pedalato per noi ha
avuto un valore. E' solo asfalto ma ne abbiamo potuto apprezzare la
continuità, la consistenza, l'integrità, le sue leggere
inclinazioni, ogni piccolo oggetto al lato della strada. Il sole che
ci ha cotto nei giorni di pianura e ci ha fatto bere litri di liquidi
e sudare come spugne spremute. Ma anche godere dei primi raggi della
mattina durante le pedalate in montagna. Ci ha bruciato il naso e la
fronte. La pioggia che ci ha accompagnato tra Ecuador e Peru e in
quasi tutti i pomeriggi delle ultime settimane. Le prime volte
guardavamo le nuvole con timore. Dopo le prime acque, i primi vestiti
bagnati abbiamo cominciato a non preoccuparci del tempo. Non abbiamo
mai guardato le previsioni. Ci siamo bagnati, a volte inzuppati, con
le scarpe che gracidavano a ogni pedalata. A volte così tanto da
ridere tra noi mentre un camion ci rovesciava addosso un'onda di
acqua passandoci di fianco. Abbiamo apprezzato la diversità della
pioggia in montagna, tremando di freddo a 3000 mt in attesa di
entrare in una stanza ancora più umida dell'esterno. Alzarsi la
mattina e infilarsi vestiti bagnati e iniziare a pedalare con una
temperatura di 10 gradi. E invece la pioggia a bassa quota che arriva
come una manna dal cielo a rinfrescare. Sono sensazioni quasi perse,
la pioggia è una noia, un intralcio come il troppo caldo, il troppo
freddo, la neve, il vento forte. E il vento che quando si fa vivo
condiziona ogni giornata rendendo salita anche la pianura più
piatta, che ti spinge in mezzo alla strada, che ti lancia la polvere
negli occhi e ti anticipa gli odori delle carcasse di animali morti
che poi incrociamo. E' la natura che abbiamo ricevuto per questi
favolosi tre mesi senza protestare ed alla fine quasi abituandoci.
Viaggi come questo nascono sognando luoghi e finiscono ricordando
incontri. La partenza sembra sempre essere legata alla scelta di un
luogo, ma l'impeto a partire viene da dentro, è la voglia di
scambiare, di incontrarsi con l'altro, di vivere emozioni. E allora
quale sarà il nostro prossimo viaggio? Sarà il solito viaggio nei
vicoli dell'umanità in un luogo che si chiama Terra abitato da
persone ognuna con la propria storia, e solo per puro caso coinciderà
con qualche Paese su di una cartina...
giovedì 4 ottobre 2012
giovedì 27 settembre 2012
Cicloturisti dei Caraibi
Un camion si ferma, scende un uomo. Vedo che mi sta aspettando, risale lasciando fuori solo il culo ma con una mano mi fa segno di fermarmi. Dall'altra parte scende un bambino con una bandierina del Venezuela. Il papà "dai,dagliela!". Sulla bandierina il padre ha appena scritto "Con gran cariño y corazòn, del niño Cristhian Enmanuel Guerrero, Sabana Grande, Estado Trujillo, Dios los bendiga". Per me queste sono le cose che mi cambiano la giornata, che rendono un viaggio in bicicletta tanto speciale. Prendo la bandierina, sposto le altre 2 ed eccola là svettare fiera sferzata dal vento. Come detto occasioni che risollevano l'animo, specie in gironate come le ultime fatte di circa 400 km in 3 giorni. La strada corre quasi piana, il panorama è spesso uguale a se stesso anche se non mancano certo begli sprazzi. Il sole picchia e la fatica è tanta. Una delle sere sta quasi per fare buio quando riusciamo a raggiungere una stazione di servizio sull'autopista in cui ci han detto esserci un hotel. In effetti dietro alla "bomba" c'è l'indicazione. Suoniamo in guardiola, si apre di 5 centimetri la finestrella e una ragazza aspetta che parli. "Avete una stanza libera?" e lei mi risponde "Para quedarse?", cioè "per stare". Intende se vogliamo stare a dormire tutta la notte, perchè il posto è frequentato spesso per qualche ora, come poi verrà dimostrato dagli stantuffi e dai gridolini nella stanza dietro alla nostra. Alla domanda se vogliamo la stanza vicino a lontano dall'entrata la prendiamo proprio li a fianco. Non costa neanche tanto (tipo 8 euro) e ha tutto,bagno, aria condizionata, TV e addirittura un un piccolo frigorifero con una birra in omaggio. Spettacolare! Paghiamo e appena riceve il denaro fa "Oh, è appena andata via la luce.." Ma noi la prendiamo lo stesso, non c'è tempo di trovarne un'altra e la tenda non sapremmo dove montarla. Conle torce vado in bagno, apro l'acqua e mi faccio uno shampoo e mi insapono per bene. Poi al risciaquo non c'è più acqua. Niente elettricità, niente acqua ci dicono, e mi ritrovo come in un film comico tutto insaponato per 2 ore e mezzo in una stanza buia ad aspettare la luce.. Inconvenienti lungo lastrada verso la costa che ci regala ancora un autobus ribaltato dopo essere passato nell'altra corsia e un temporale con fulmini verticali giusto di fianco a noi. un po' di paura e di acqua, ma a questa quota è solo un piacere..
Vedere l'Oceano Atlantico dopo essere partiti dal Pacifico è una bella emozione. I 2 mari uniti dal nostro lungo viaggio. Ma significa anche che siamo vicini alla meta. Dopo tanto sudare ci meritiamo questa sosta. Arriviamo sulla costa la domenica pomeriggio e ci becchiamo il traffico di rientro dell'ultimo weekend estivo prima dell'inizio delle scuole. L'inferno. Almeno 20 km di coda con le macchine disposte su tutta la carreggiata , compresa la corsia opposta, in modo da cerare fila anche dalla nostra parte. E' unozigzag continuo Il posto scelto si chiama Tucacas e si rivela un vero paradin mezzo a ragazzi che scendono dalle auto con una birra in mano per vedere cosa succede. Il bello è che sembrano sorpresi della coda, domandano se c'è stato un incidente e io bello sorridente gli rispondo che possono anche mettersi comodi che stanotte la passeranno li.. Ci lasciamo alle spalle l'immenso serpente di metallo e in una calma quasi surreale raggiungiamo Boca de Aroa un paesello in cui a fatica riusciamo a trovare una sistemazione buona soprattutto per le informazioni che saranno utili il giorno dopo. veniamo consigliati di non spingerci fino a Chichiriviche ma di fermarci a Tucacas, tanto da li le barche partono comunque per gli stessi isolotti. Ci fidiamo (e scopriremo di aver fatto bene) e ci troviamo una pensioncina supereconomica accordandoci già con un "lancheros" (quelli che guidano le lance) per un tour degli isolotti il giorno seguente. Arriviamo a Tucacas tra l'altro di lunedi che è anche il giorno in cui chiudono l'accesso alle auto alla spiaggia che è essa stessa su un'isola, collegata da un ponte. in spiaggia siamo in 10, l'acqua cristallina, la spiaggia bianca. Meraviglia! Il giorno dopo è ancora meglio. Buona compagnia e giro favoloso tra cayos caraibici, con acqua limpida, snorkelling vicino alla riva con pesci dai mille colori. i nostri occhi si saziano fino a risultare pieni di tanta bellezza. Un giorno e mezzo al mare... può bastare, e decidiamo di procedere verso Valencia in cui arriviamo oggi anche abbastanza presto dopo aver svalicato un monte. Ci viene a prendere Roberto con un caricabiciclette e ci porta a casa sua. Lo abbiamo conosciuto su warmshowers, una community di cicloturisti che si danno da dormire a vicenda. Uno a Caracas che ci riceverà si sta già occupando di trovarci 2 casse perle bici e ci porterà lui direttamente in aeroporto, per cui molto bene e viva warmshowers! Con Roberto usciamo a mangiare una cocada (gelato di cocco con frutta) e poi unpo' di cachapas con formaggio da portare a casa dove ci aspetta una bella bottiglia si Syrah!
Vedere l'Oceano Atlantico dopo essere partiti dal Pacifico è una bella emozione. I 2 mari uniti dal nostro lungo viaggio. Ma significa anche che siamo vicini alla meta. Dopo tanto sudare ci meritiamo questa sosta. Arriviamo sulla costa la domenica pomeriggio e ci becchiamo il traffico di rientro dell'ultimo weekend estivo prima dell'inizio delle scuole. L'inferno. Almeno 20 km di coda con le macchine disposte su tutta la carreggiata , compresa la corsia opposta, in modo da cerare fila anche dalla nostra parte. E' unozigzag continuo Il posto scelto si chiama Tucacas e si rivela un vero paradin mezzo a ragazzi che scendono dalle auto con una birra in mano per vedere cosa succede. Il bello è che sembrano sorpresi della coda, domandano se c'è stato un incidente e io bello sorridente gli rispondo che possono anche mettersi comodi che stanotte la passeranno li.. Ci lasciamo alle spalle l'immenso serpente di metallo e in una calma quasi surreale raggiungiamo Boca de Aroa un paesello in cui a fatica riusciamo a trovare una sistemazione buona soprattutto per le informazioni che saranno utili il giorno dopo. veniamo consigliati di non spingerci fino a Chichiriviche ma di fermarci a Tucacas, tanto da li le barche partono comunque per gli stessi isolotti. Ci fidiamo (e scopriremo di aver fatto bene) e ci troviamo una pensioncina supereconomica accordandoci già con un "lancheros" (quelli che guidano le lance) per un tour degli isolotti il giorno seguente. Arriviamo a Tucacas tra l'altro di lunedi che è anche il giorno in cui chiudono l'accesso alle auto alla spiaggia che è essa stessa su un'isola, collegata da un ponte. in spiaggia siamo in 10, l'acqua cristallina, la spiaggia bianca. Meraviglia! Il giorno dopo è ancora meglio. Buona compagnia e giro favoloso tra cayos caraibici, con acqua limpida, snorkelling vicino alla riva con pesci dai mille colori. i nostri occhi si saziano fino a risultare pieni di tanta bellezza. Un giorno e mezzo al mare... può bastare, e decidiamo di procedere verso Valencia in cui arriviamo oggi anche abbastanza presto dopo aver svalicato un monte. Ci viene a prendere Roberto con un caricabiciclette e ci porta a casa sua. Lo abbiamo conosciuto su warmshowers, una community di cicloturisti che si danno da dormire a vicenda. Uno a Caracas che ci riceverà si sta già occupando di trovarci 2 casse perle bici e ci porterà lui direttamente in aeroporto, per cui molto bene e viva warmshowers! Con Roberto usciamo a mangiare una cocada (gelato di cocco con frutta) e poi unpo' di cachapas con formaggio da portare a casa dove ci aspetta una bella bottiglia si Syrah!
Cioè... non so se mi spiego il mare |
Manifestazione pro Chavez |
Una delle tante |
Un Paese letteralmente diviso in due |
Almeno uno deve avere il coraggio di togliere queste previsioni da menagramo una volta che non si avverano... |
Ogni tanto cade anche la pioggia |
Succo di tamarindo per festeggiare il km nr. 5000 |
Immondizia fuori Barquisimeto |
All'arrivo sulla costa.. |
Essere o non essere.. |
Eccoci all'ingresso del Parque Morrocoy |
Cenetta nella pensioncina sulla costa |
Iniziamo a fare sul serio |
Questo è ciò che ci meritiamo |
Alla "piscina" |
Eccoci smagriti ma sempre in formissima |
Equilibri instabiliiiiiiiiiiiiiii |
Il simpatico gruppo in giro per i cayos |
Chavisti intervistano alla radio la Margheritina al nostro passaggio |
Raffineria socialista |
Autopista che sale verso Valencia |
Dolce di guayaba e soprattutto una boccia di "cinotto", una marca che si inventata la Coca Cola per copiare la Sprite |
Con Roberto che ci carica le bici |
Si brinda!! |
mercoledì 26 settembre 2012
Intervista all'Università del Rosario a Bogotà
Quelli dell'Università del Rosario di Bogotà hanno preparato un video sulla nostra sortita tra gli studenti :-)
Il video originale èvisibile all'indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=oDFg0Jyn3pE&feature=player_embedded
Il video originale èvisibile all'indirizzo http://www.youtube.com/watch?v=oDFg0Jyn3pE&feature=player_embedded
venerdì 21 settembre 2012
Ande adios!
Mi scappa ancora da ridere quando penso alla faccia di Margherita che andata a chiedere informazioni sulla strada, ritorna e mi trova ad un semaforo mentre vengo intervistato e fotografato... Cose che succedono a Valera. Un paio di giornalisti del quotidiano "Las Andes" passavano in macchina e hanno preso al volo l'occasione di intervistare questi matti alle 5 del pomeriggio. A entrambi batte la testa. Veniamo da una giornata iniziata salendo fino ai 4100 mt e terminata qui a 500 mt sul livello del mare. Uno sbalzo mica da ridere.. Ma tornando indietro con i nostri colpi di pedale, vale la pena raccontare dall'inizio questi giorni che dal punto di vista del paesaggio sicuramente sono stati tra i più belli di tutto il viaggio. Dopo esserci riposati qualche giorno a Merida, riprendiamo a pedalare verso il passo che ci porterà a scendere definitvamente di quota. Gli autobus per proseguire verso il resto del Paese tornano indietro, scendono a El Vigia e imboccano una strada di pianura molto trafficata. L'alternativa è salire a 3600 mt e scendere a Barinas oppure, come faremo noi, salire fino a 4100 e scendere a Valera, in un'altra valle. Una rotonda con 5 aquile segna la fine della città di Merida e l'inizio per noi di una lenta risalita attraverso un paesaggio verdissimo. Qui la gente lavora la terra. Non c'è nessuno che se ne va a zonzo. E' il bello della montagna, delle Ande. "Gente trabajadora" ci dicono. Campi di patate, carote e aglio ci accompagnano fino ad arrivare a Mucuchies a 3000 mt. Da li raggiungiamo il Rifugio Mitantì dopo un cambio di versante ed una discreta salita.. Il Rifugio è in una posizione superpanoramica. La vista è favolosa. Conosciamo Nelson, la moglie e il figlio che ci preparano una cena tanto semplice quanto gustosa con arepas di grano (somigliano tantissimo alle piadine), avocado e formaggio. La stanza per noi è un lusso. Ce la offrono Ignazio e Navor che insieme hanno costituito la cooperativa Caribana che si occupa di turismo responsabile. Hanno da 2 anni un progetto molto interessante. E' la bibliomula. Si tratta di visitare 3 scuole andine in villaggi abbastanza isolati con una mula che porta libri. Nelson se ne occupa. Arriva in una scuola, i bambini contenti vanno a scegliersi un libro, si legge insieme, si commenta quello che si è letto e poi si gioca con la mula. L'idea è quella di stimolare la lettura da parte dei bambini e l'apprendimento con una metodologia non classica, non frontale all'interno di un'aula. Passiamo una mattinata insieme ai bimbi. Il contesto è quello di una vallata con un fiume. L'area è all'interno di un parco nazionale. Per chi voglia conoscere il Venezuela in un primo viaggio senza dubbio consiglierei di prendere contatti con Ignazio che conosce benissimo il Paese e soprattutto ci ha raccontato di un tour di 2 settimane che propone e che mette insieme posti spettacolari con la visita di progetti a sfondo sociale. Il pomeriggio invece facciamo un salto in una piscinetta termale che richiede un mini trekking per essere raggiunta. Godereccia... All'alba ripartiamo per una giornata bellissima. In cielo nemmeno una nuvola, come da molto tempo non ci capitava. E' un bel regalo. La strada sale morbida e il vento è fresco. Ci fermiamo per un caffettino e un calentado e poi a comprare una bottiglia di vino di mora ed un ponce andino. Questo tratto è senza dubbio uno dei più belli del viaggio. Attraversiamo una serie di paesini montani. E' un panorama da malga alpina. Nella valle scorre il fiume e l'acqua è limpida. Non sentiamo nè la fatica nè la carenza di ossigeno. La gioia all'arrivo in vetta è grande. Il "Pico el aguila" è l'ultima vetta andina. Qui questa lunga catena montagnosa virtualmente termina. L'emozione per me è speciale. Se metto insieme l'ultimo viaggio verso Ushuaia con questo, ho percorso tutte le Ande e in un angolino del mio cuore c'è un po' di tristezza. Ma in un angolino... perchè nel resto c'è felicità e la voglia di festeggiare. Nel rifugetto c'è il camino acceso, ci prendiamo un paio di calentados che somiglia a un punch bello caldo.. e alcolico.. Ci scoliamo poi la bottiglietta di vino di mora. Foto di rito al cartello che indica i 4118 mt e poi ci copriamo bene per la discesa. Dall'altra valle salgono rapide le nuvole. Non si vede nulla se non una striscia di strada. Dopo 5 km il cielo è di nuovo limpido, di un azzurro luminoso. La discesa durerà 75 km! Una sosta per fermarci a La Venta in cui Nelson ci aveva raccomnadato di assaggiare i carciofi. Prima veniamo fermati dal profumo di un campo di "alcachofas" come si chiamano in spagnolo. Poi nel ristorantino vicino ad un distributore mi mangio una bella frittata di carciofi con un succo di guanabana, un frutto lattiginoso. 3500 mt di discesa in un giorno si fanno sentire.. A Valera fa un gran caldo. Attraversiamo tutta la città per arrivare al Centro de Animacion Juvenil. il contatto ce l'ha sempre dato Ignazio che nella nostra permanenza qui in Venezuela è stato determinante. E' stato di fatto uno dei nostri sponsor. Ora scriviamo da qui, dall'ufficio. Sono le 2 di notte e da domani (o meglio da oggi..) affronteremo colline e calore per avvicinarci alla costa in cui, come giusto che sia, ci regaleremo un paio di giorni di mare cristallino.
Ecco il malloppo "parallelo" |
Le 5 aquile che segnano la fine della città di Merida e l'inizio della salita |
Cane rivoluzionario |
Saliamo lungo la vallata |
Arrivo a Mucuchies |
La bibliomula, Nelson e suo figlio |
Guarda un po! |
I bimbi scelgono i libri che porta la mula |
Lettura collettiva |
Saliamo con il fiume accanto |
La piscinetta termale in mezzo al verde |
Figata! |
Siamo già amici.. |
La vista dal Rifugio Mitanti |
All'alba iniziamo la salita verso la vetta |
Aglio, tantissimo aglio |
Bomba con sullo sfondo la chiesa di pietra |
Gran giornata |
Verso l'ultima salita a tornanti |
Il "frailejon", gli ultimi km di salita sono tappezzati solo di questa pianta |
In vetta!!! |
Brindisi davanti al caminetto |
4118 mt! |
Nell'altra valle salgono le nuvole |
Ma dopo un po' è di nuovo azzurro |
Passaggio nautico |
Un bel campo di carciofi |
E una bella frittatina di carciofi |
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